Qualche parola su: TERMINATOR GENISYS di Alan Taylor

Trama: la faccio brevissima perchè la questione è davvero lunga e complicata. Fase uno: è il 2029 e finalmente ci viene mostrato quel che finora sapevamo solo per bocca di Kyle Reese, cioè che Skynet sta per essere distrutta e invia indietro nel tempo, nel 1984, un T-800 a uccidere la madre del futuro leader dei ribelli. Reese lo segue a ruota. Fase due: si scopre che la storia è molto più incasinata di come ce la ricordavamo perchè Sarah è già perfettamente addestrata e in grado di tenere testa a un T-1000 (!); inoltre insieme a lei c’è un altro T-800 diversamente giovane che Sarah chiama papà. Giustamente Kyle non ci capisce più niente, e noi con lui. Fase tre: le linee temporali sono così incasinate che il Giorno del Giudizio non è più nel 1997 ma nel 2017, Skynet si cela dietro Google (che però non si capisce perchè nel film chiamano Genisys), e infine John Connor non è più l’umano buono ma il villain del film, diventato lui stesso un Terminator.

Terminator Genisys è uno di quei film in cui il bilancio fra domande poste e risposte date pende pericolosamente verso le prime, proprio come in Prometheus. E quando sul piano della scrittura il paragone più naturale che viene da fare è Prometheus, non è mai un buon segno. Vediamo cosa si può salvare.

Come già detto, la sceneggiatura di TG è un casino, ma un casino vero. La netta sensazione è che a un certo punto sia completamente sfuggita di mano ai due “autori”, che già per quanto mi riguarda non brillano di luce propria: Laeta Kalogridis ha all’attivo gli script di robaccia come Shutter Island e Pathfinder, mentre Patrick Lussier può vantare opere come Dracula’s Legacy, Dracula II e Dracula III (che in tutta onestà non ho visto, ma che non mi sembrano il massimo come curriculum). Insomma, fin dall’inizio non mi sembravano i nomi giusti per un compito arduo come quello di rilanciare un grande franchise da anni caduto in disgrazia, oltretutto con una situazione di diritti di sfruttamento alle spalle piuttosto burrascosa.

Giocare con le linee temporali non è mai una buona idea se non si azzecca il tono giusto, ed effettivamente uno dei grandi problemi del film è proprio il tono: spesso traballante quando vuole essere ironico, ma d’altra parte cronicamente incapace di costruire un racconto minimamente epico, o di puntare alla seriosità (semplicemente impossibile viste le voragini di sceneggiatura). I dialoghi poi sono a tratti imbarazzanti, specie per quel che riguarda il personaggio di JK Simmons. Qualche timida buona idea però c’è: il personaggio di Sarah è l’ultimo di una grande ondata di ruoli femminili finalmente emancipati dai canoni classici hollywoodiani di cui l’esempio migliore è senz’altro l’Imperatrice Furiosa di (quel capolavoro di) Mad Max Fury Road. Sarah non ha la minima intenzione di accettare, perlomeno all’inizio, il ruolo di salvatrice dell’umanità che il suo destino vorrebbe assegnarle, mostrandosi scontrosa nei confronti di Kyle. Peccato però che le buone intenzioni siano vanificate da una scelta di casting poco azzeccata. Emilia Clarke, per quanto bella, non ha né il fisico né il carisma né le doti recitative adatte per la parte, e c’è da dire che alla fine il film ripiega comunque su un più canonico happy ending fra Sarah e Kyle.

Per quanto riguarda Jai Courtney, nel film fa proprio schifo. Ed è un peccato, perchè lo avevo apprezzato in Divergent e Jack Reacher, dove ha dei ruoli negativi. Evidentemente gli viene meglio lo stronzo, perchè il suo Kyle Reese è davvero poca cosa. Non mi è piaciuto nemmeno Jason Clarke, anche lui decisamente più apprezzabile in altri ruoli (ultimo dei quali in Apes Revolution, film straconsigliato e bellissimo). C’è da dire che il suo personaggio è davvero orribile. Già l’idea di rendere John Connor il cattivo del film denota una bella sfacciataggine (che però in sé non è un male), se poi non sai accollarti le responsabilità di una scelta così eclatante e scrivi un personaggio noioso, che sai già da metà film come verrà sconfitto, allora la manifesta volontà di allontanarsi dalla saga originale, retconnandola, appare come una mera operazione di facciata, vuota.

Per ultimo, Schwarzy. Come è ovvio che sia, è la cosa migliore del film. Il fatto che abbia 68 anni pare non sia un problema per nessuno, tantomeno per lui. Il suo carisma è rimasto praticamente inalterato dal 1984, nonostante i capelli bianchi e la sensazione che sia diventato un metro più basso (tranne quando è vicino a Emilia Clarke), e ogni volta che è in scena ci dimentichiamo della presenza di chiunque altro. Citando un altro pezzo sull’argomento “ci si ritrova ad attendere le inquadrature su Schwarzenegger anche solo per togliersi dalla bocca il sapore di DTV deluxe”.

La sensazione è che alla volontà di spingersi su terreni nuovi, cambiando tutto, non sia stata corrisposta un’adeguata professionalità degli autori coinvolti. Anche Alan Taylor è al massimo un buon mestierante, privo di qualsivoglia visione e decisamente non in grado di mettere in scena un affresco sulla carta complesso e ricco, ma che finisce per essere solo complicato. C’è di buono che il film mantiene un buon ritmo per tutti i suoi 126 minuti e si lascia guardare abbastanza piacevolmente, che è molto più di quanto si possa dire di alcuni blockbuster usciti di recente. Quindi, in conclusione: se riuscirete ad abbassare pretese ed aspettative e a venire a patti con il fatto che la sceneggiatura è un gigantesco pastrocchio, che la gestione delle linee temporali che si allacciano si slacciano si intersecano e si annullano è del tutto incoerente e confusa, e che non otterete risposta alla maggior parte degli innumerevoli quesiti che, deliberatamente o meno, il film pone, e considerarlo come un pop corn movie tutto sommato abbastanza onesto, potreste addirittura riuscire ad apprezzarlo.

5 pensieri riguardo “Qualche parola su: TERMINATOR GENISYS di Alan Taylor

      1. Non è il mio blog: prima di lanciare accuse, accertati che siano fondate. Seguo il tuo blog da diverso tempo, da quando si chiamava ancora “ilmostroselvatico”, e mi ero fatto l’impressione che tu fossi una persona diversa. Vabbé, non si finisce mai di imparare. Ciao!

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      2. Dato che mi segnali il blog senza alcune motivazione sono giunto alla conclusione più ovvia. Il discorso resta, mi piacerebbe che ci fosse uno scambio di opinioni argomentate, non un rimbalzo di post. Magari mi interessa di più cosa ne pensi tu del film.

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